Metaforicamente il primo mattone sul quale poggia lAssociazione
di Promozione Sociale (a.p.s.) I FUORI ONDA è stato posto da
un gruppo di auto mutuo aiuto di genitori con figli adolescenti con
disabilità appartenenti allAssociazione
A.M.A. Onlus di Brescia.
Il bisogno rilevato dai genitori fu la
necessità dei loro ragazzi di vivere relazioni sociali gratificanti,
affinchè potessero crescere e vivere con pienezza la propria
adolescenza.
Lidea divenne, grazie al sostegno dellAssociazione A.M.A.
ed allaffiancamento di alcune figure professionali, lattuale
progetto denominato La Febbre del Sabato sera.
A cinque anni dal suo avvio, il 9 gennaio 2013, i partecipanti del progetto
La febbre del sabato sera si sono costituiti in unassociazione
di promozione sociale. Dopo ripetuti tentativi e ricerche, il nome suggerito
dai ragazzi volontari per la nostra nuova identità è stato
I FUORI ONDA, nome che corrisponde alle parole pronunciate
a microfoni spenti, quando i pensieri prendono voce e raccontano laltra
verità, oltre il consentito, oltre gli schemi.
I FUORI
ONDA sono come i nostri ragazzi, senza filtri, autentici con le
loro fragilità, le loro ricchezze, ragazzi che cercano un loro
posto nel mondo.
La.p.s. I FUORI ONDA è composta dalle famiglie che hanno
aderito al progetto e si prefigge il mantenimento e lampliamento
di iniziative di inclusione sociale per giovani con disabilità.
Il pensiero zero che innescò tutti i movimenti che ebbero come punto di partenza il progetto una compagnia per me, diventato con laggiunta lanno successivo del gruppo i magnifici definitivamente La Febbre del Sabato sera, fu espresso da Daniela chiusa al freddo nellautomobile, dopo una serata trascorsa al gruppo:
a volte mi assale unangoscia profonda quando penso
che ai nostri figli verrà negata ladolescenza, che rimarranno
alla finestra ad osservare il mondo senza esserne protagonisti.
Iniziò da allora una girandola di riflessioni, di ipotesi,
sul come trovare una soluzione, ed ad un certo punto dalla dimensione
sognante del come sarebbe bello, se
iniziarono ad affacciarsi le prime idee concrete per rendere fattibile
una missione quasi impossibile cioè quella
di creare le condizioni affinchè anche i ragazzi con disabilità
potessero condividere con altri adolescenti momenti per crescere insieme
e farsi compagnia divertendosi.
Molte furono le porte alle quali bussammo, e tutti dicevano che era
davvero una buona idea, che sì
forse avremmo potuto farcela,
e puntualmente ci inviavano presso altri uffici, altri funzionari, altri
possibili compagni davventura.
Poi scattò lora X. Il treno in partenza che poteva permetterci
di realizzare il nostro sogno era un bando regionale ormai prossimo
alla scadenza. La Dott.ssa Mara Mutti (coordinatrice dellAssociazione
A.M.A. Onlus di Brescia) chiese a Valentina Fanelli, psicologa, di aiutarci nella stesura del
progetto. Abbiamo lavorato incessantemente a volte fino a tarda notte,
ci siamo confrontate parlando, scrivendo e riscrivendo, ipotizzando
alleanze, immaginando bisogni, e alla fine di una lunga settimana il
progetto una compagnia per me vide la luce.
Dopo aver consegnato gli incartamenti, ho sognato ancora per qualche
notte lo schema tecnico poi, ad un certo punto, ho pensato che il progetto
non poteva essere respinto, era un progetto giusto, necessario.
La strada che unidea deve percorrere prima di diventare progetto
è lunga e richiede una buona dose di creatività, di pazienza
e determinazione. Altrettanto impegnativo è il percorso dal progetto
alla realizzazione, e anche qui dialogo e confronto permettono di trovare
punti di incontro con la realtà, necessari per una buona riuscita
e ogni contributo diventa un nodo importante per costruire una rete
solida ed efficace.
A luglio arrivò lapprovazione e ad ottobre partì
la nostra prima sperimentazione.
E stata una bella fatica ma siamo stati ricambiati.
Al momento sono 19 i ragazzi con disabilità ai quali questo progetto
restituisce il diritto al sabato sera; cinquanta studenti
delle Scuole Superiori e delle Università bresciane hanno aderito
al progetto permettendo a questo piccolo movimento di sperimentare modi
diversi per crescere e stare insieme.